Al Museo #MeTe di Siculiana la mostra " Io non RITRATTO " : Peppino Impastato una storia collettiva

Il #MeTe Museo della Memoria e del Territorio di Siculiana, dal 2 al 31 agosto, ospiterà una mostra fotografica dal titolo " Io non RITRATTO: Peppino Impastato una storia collettiva.
Più di cinquanta ritratti di compagni, compagne, amici e familiari di Peppino Impastato. Una narrazione scandita in tre periodi principali della storia di Peppino, quello che va dalle lotte intorno al ’68 fino al‘75, quello dalla fondazione del Circolo Musica e Cultura e Radio AUT fino all’assassinio di Peppino e quello successivo alla sua morte, la storia processuale e di impegno per la memoria. 
Tanti visi di persone, che in maniera diversa e in tempi diversi, hanno deciso di mettersi in gioco dando un contributo e avendo una parte importante in questa storia, una storia collettiva.
La mostra è curata dall’ass.ne Asadin con il contributo dell’Ass.ne Peppino Impastato e di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato.

Fotografi: Salvatore Alongi, Alessandro Badalamenti, Caterina Blunda, Toti Bommarito, Giovanna Biondo, Giovanni Cavataio, Antonio Costa, Marcello Impastato, Mara Manzella, Pino Manzella, Gaspare Palazzolo, Nicola Palazzolo, Salvatore Pecoraro, Marcello Puglisi, Daniela Riedlova, Massimo Russo Tramontana, Vincenzo Zangara.

Inaugurazione e Dibattito:
Il 2 agosto dalle ore 19,00 presso il Museo #MeTe si terrà un l'inaugurazione della Mostra e un dibattito; per l'occasione interverranno Pino Manzella ed Evelin Costa dell'Associazione AsaDin, Antonio Piparo, Gero Di Francesco e Gaspare D'Angelo.

Info e Visite Mostra
La mostra sarà fruibile presso il Museo #MeTe di Siculiana dal 2 al 31 agosto, tutti i giorni dalle ore 11,00 alle 13,00 e dalle 18,00 alle 22,00

Info Museo
Il #MeTe si trova a Siculiana in provincia di Agrigento, in via Picarella, nell'antico e suggestivo Quartiere Casale.
- Tel. +39 3299681701
- museodellamemoria@gmail.com

 Descrizione Mostra
“Io non RITRATTO. Peppino Impastato, una storia collettiva” è un progetto fotografico dell’Associazione AsaDin, nato dall’esigenza di raccontare una storia di coraggio. La storia di Peppino Impastato e dei suoi compagni, compagne, amici e familiari, quelli che ne condivisero la vita e l’impegno, quelli che hanno portato avanti la battaglia di giustizia e verità dopo il suo assassinio e quelli che non hanno smesso mai di sentirsene parte. Fare il Ritratto di chi non ritratta, dare volto ai protagonisti di una vicenda collettiva per raccogliere quanto importante per loro e per lo stesso Peppino fosse l’idea del “Noi” in anni, quelli tra il ‘68 ed il ‘78, in cui i giovani irrompevano nella storia riconoscendosi come tali e facendosi carico di costruire un mondo migliore. Peppino ed i suoi compagni con un rapporto di nutrimento reciproco facevano aggregazione, guidando e alimentando la voglia di cambiamento di tanti giovani del territorio.
Nel realizzare questo progetto ci siamo accorti ancora di più di quanto questa sia una storia complessa, ricca e vitale, con tanti aspetti ancora da far emergere. Una storia che ha rischiato di essere negata da un depistaggio, alla quale sono serviti 24 anni di processo prima di ottenere giustizia.

Partendo dalla verità processuale che ha dimostrato che Peppino è stato ucciso dalla mafia contro cui lottava insieme ai suoi compagni, si scopre che in quella esperienza c’era molto di più, ad esempio che il punto di partenza non era l’antimafia. La mafia era uno degli ostacoli, uno dei poteri con cui scontrarsi per chi voleva cambiare il mondo. Questi giovani coraggiosamente cercavano di farlo in Sicilia, a Cinisi, in anni in cui la mafia controllava capillarmente il territorio ed era difficile uscire fuori dagli schemi patriarcali e tradizionali.

Incontrando chi ha condiviso la storia di Peppino in quello che è stato più di un semplice percorso fotografico, abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare tanti racconti sparpagliati e frammentati, ma significativi, di scoprire la ricchezza di un patrimonio umano con le proprie contraddizioni e col proprio vissuto, un mosaico ancora da ricostruire, fatto di tessere da ritrovare e ricomporre. Storie di uomini e donne che hanno rafforzato in noi l’idea di ritrarli oggi.

Diciassette soci Asadin hanno realizzato più di quaranta ritratti di compagni, compagne, amici e familiari di Peppino Impastato, a cui sono state aggiunte fotografie di archivio di chi adesso purtroppo non c’è più, ma ha fatto parte di questa storia. Nel realizzare gli scatti abbiamo compreso quanto questo sia un progetto in progress, perché tante sono state le persone che hanno circondato Peppino in vita, che hanno continuato il suo percorso anche dopo la sua morte e che non smettono di incarnarne le idee o di ricordarlo.

E’ una narrazione scandita in tre periodi principali della storia di Peppino, quello che va dalle lotte intorno al ’68 fino ad arrivare alla fine del ‘75, quello dalla fondazione del Circolo Musica e poi Radio AUT, fino all’assassinio di Peppino e quello successivo alla sua morte, la storia processuale e di impegno per la memoria. Alcune delle persone ritratte hanno partecipato ad uno solo di questi periodi, altri hanno attraversato trasversalmente tutte queste fasi. Alcuni hanno condiviso la lotta politica, altri la battaglia culturale, altri l’amicizia, il bisogno di aggregazione giovanile, i sentimenti familiari, alcuni non avendolo conosciuto o conosciuto pochissimo ne hanno portato avanti la memoria. Molti, andando avanti nella propria vita, a volte con difficoltà nell’aver dovuto affrontare il trauma della perdita di una persona così importante e la paura per le conseguenze di una storia condivisa che li vedeva a rischio, non hanno più continuato un impegno costante, altri si, ma tutti non hanno dimenticato e non hanno mai ritrattato.

La scelta è stata di ritrarli oggi e nelle loro diversità, per uscire fuori da un’omologazione, dall’essere massificati in una definizione che li vede come “compagni, amici e familiari” e non rappresentati nelle loro individualità. Tanti visi per raccontare altrettante vite, per raccontare persone completamente diverse l’una dall’altra, che in maniera differente e in tempi diversi hanno comunque deciso di mettersi in gioco in prima persona, dando un contributo e avendo una parte importante in questa storia, una storia collettiva che ancora oggi continua proiettandosi in nuovi volti ed in nuove generazioni.

Evelin Costa e Massimo Russo Tramontana

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